Inquinamento dell'aria e Direttiva Europea (EPBD) case green
L’aria pulita è essenziale per la nostra salute e per l’ambiente. Tuttavia, a causa delle attività umane che provocano emissioni inquinanti, la qualità dell’aria è notevolmente peggiorata. Queste attività sono in particolare legate all’industria, alla produzione di energia, al riscaldamento domestico, all’agricoltura e ai trasporti.
Le linee guida aggiornate dell’Organizzazione Mondiale della sanità sono state pubblicate il 22 settembre 2021.
Le linee guida forniscono raccomandazioni relativamente a sei inquinanti atmosferici: il particolato (PM2,5 e PM10), l’ozono (O3), il biossido di azoto (NO2), il biossido di zolfo (SO2) e il monossido di carbonio (CO).
Le concentrazioni medie annue di PM2,5 passano da 10 a 5 g/m³, quelle di NO2 da 40 a 10 g/m³, e, per la prima volta, viene indicato il valore limite di 60 g/m³ per il picco stagionale estivo di ozono.
Il 12 maggio 2021, la Commissione europea ha adottato il Piano d’azione dell’UE: “Verso un inquinamento zero per l’aria, l’acqua e il suolo” (e relativi allegati) – un risultato del Green Deal europeo.
https://environment.ec.europa.eu/strategy/zero-pollution-action-plan_en
Per affrontare l’inquinamento atmosferico e raggiungere la visione di un inquinamento zero per il 2050, l’UE ha una politica globale per l’aria pulita basata su tre pilastri: standard di qualità dell’aria ambiente, riduzione delle emissioni di inquinamento atmosferico e standard di emissione per le principali fonti di inquinamento. https://environment.ec.europa.eu/topics/air_en
Il piano d’azione “inquinamento zero” fissa l’obiettivo di ridurre il numero di decessi prematuri dovuti all’esposizione al particolato fine del 55% entro il 2030, rispetto al 2005.
I decessi prematuri attribuiti all’esposizione al particolato fine sono diminuiti del 45% nell’UE-27, rispetto al 2005.
Sono, però, necessari ulteriori sforzi per raggiungere la visione per il 2050, che prevede la riduzione dell’inquinamento atmosferico a livelli non più considerati dannosi per la salute.
Nel 2020, nell’Unione Europea (27 stati), il 96% della popolazione urbana è stato esposto a livelli di particolato fine superiori al livello guida per la salute stabilito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Cioè ha provocato 238.000 decessi prematuri.
Il piano d’azione per l’inquinamento zero fissa l’obiettivo per il 2030 di ridurre del 25% la percentuale di ecosistemi colpiti dall’inquinamento atmosferico rispetto al 2005.
Nel 2020, i livelli di deposizione di azoto dannosi per gli ecosistemi sono stati superati nel 75% dell’area totale degli ecosistemi nell’UE-27. Questo è un dato parzialmente positivo, perché rappresenta un calo del 12% rispetto al 2005.
Nel 2020, le emissioni di tutti i principali inquinanti atmosferici nell’UE-27 continuano a diminuire, mantenendo la tendenza registrata dal 2005 e mostrando un disaccoppiamento dall’aumento della produzione interna lorda nello stesso periodo.
Nel quadro europeo, l’Italia con il bacino padano, rappresenta ancora una delle aree dove l’inquinamento atmosferico dovuto al materiale particolato PM10 e PM2.5, è più rilevante (EEA 2022, https://www.eea.europa.eu//publications/air-quality-in-europe-2022).
L’ISPRA cioè L’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale descrive l’inquinamento dell’aria come la contaminazione dell’ambiente interno ed esterno da parte di agenti chimici, fisici o biologici che modificano le caratteristiche naturali dell’atmosfera.
Sempre l’ISPRA indica le principali cause dell’inquinamento:
- Apparecchi per il riscaldamento delle abitazioni,
- i motori dei veicoli,
- gli impianti industriali e
- gli incendi boschivi.
https://www.isprambiente.gov.it/it/attivita/aria-1
Il 15 marzo 2024 è stato presentato a Torino il report che descrive lo stato e il trend dell’inquinamento atmosferico in Italia.
I dati del 2023 delineano un quadro di generalizzato miglioramento rispetto al recente passato (coerente con i dati europei) e un consolidamento del trend di riduzione registrato negli ultimi 10 anni, nonché un sostanziale avvicinamento all’obiettivo di rispettare i valori limite di legge su tutto il territorio nazionale.
È importante considerare che i dati positivi, che leggerai a breve, fanno riferimento ai valori indicati dalla legge Italiana, non dalle aggiornate linee guida dell’OMS del 2021.
Puoi visionare i limiti stabiliti dalla legge italiana presenti in gazzetta, nell’allegato del DECRETO LEGISLATIVO 13 agosto 2010, n. 155 in attuazione della direttiva 2008/50/CE.
https://www.gazzettaufficiale.it/atto/serie_generale/caricaArticolo?art.versione=1&art.idGruppo=0&art.flagTipoArticolo=11&art.codiceRedazionale=
010G0177&art.idArticolo=1&art.idSottoArticolo=1&art.idSottoArticolo1=10&
art.dataPubblicazioneGazzetta=2010-09-15&art.progressivo=0#art
Scarica il decreto n 155 / 2010 per approfondire la conoscenza dei limiti https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2010/09/15/010G0177/sg
Rispettati nel 2023 i valori limite annuali del particolato atmosferico PM10 in tutti i punti di misura, come anche quelli del PM2,5 (311 su 312), con una riduzione media per quest’ultimo di circa il 13% rispetto alla media del decennio 2013-2022. Il valore limite giornaliero del PM10 è stato rispettato nell’89% delle stazioni di monitoraggio, con eccezioni concentrate soprattutto nell’area Nord est del bacino padano (47 superamenti su 63), in porzione della conca a nord del Vesuvio e in provincia di Frosinone.
Nei limiti in quasi tutte le stazioni di monitoraggio (98%) il valore annuale del biossido di azoto, che nel 2023 segna una riduzione del 19% rispetto al decennio 2013-2022. I superamenti si verificano in stazioni influenzate da alti flussi di traffico stradale: Torino, Milano, Brescia, Genova, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Catania e Palermo.
Osservato speciale è l’ozono, inquinante presente specialmente in estate. Nel 2023 l’obiettivo a lungo termine per la protezione della salute umana è stato rispettato solo in 49 stazioni su 344, pari al 14%. Caldo estremo e assenza di precipitazioni favoriscono i superamenti della soglia.
Perchè gli impianti di riscaldamento sono fonti di inquinamento atmosferico?
Gli impianti di riscaldamento a combustione alimentati a olio, gas o legna a seconda del combustibile impiegato, emettono:
- polvere (PM) e fuliggine,
- ossidi di zolfo e di azoto (SO2, NOx),
- monossido di carbonio (CO),
- diversi elementi in tracce.
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Ecco perché la Energy Performance of Buildings Directive ( EPBD ) è importante. Più efficienza energetica significa meno combustione necessaria e un aiuto importante per diminuire gli inquinanti prodotti da questa combustione.
Scopri la Direttiva Europea Energy Performance of Building conosciuta in Italia come la direttiva case green.
→ (inglese) https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/en/IP_24_1965
→ (italiano) https://www.ilpost.it/2024/04/16/edifici-italia-vecchi-direttiva-europea-case-green/
Sara
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