Introduzione all’ecomuseo
Eco-Musei / eco-museo
Gli eco-musei hanno avuto origine in Francia, dove il concetto è stato sviluppato da George Henri Rivière e Hugue de Varine, che nel 1971 hanno coniato il termine “ecomusée”. La parola “éco” è una forma abbreviata di “écologie”, ma si riferisce principalmente a una nuova idea di interpretazione olistica del patrimonio culturale, in opposizione all’attenzione rivolta a oggetti e manufatti specifici tipica dei musei tradizionali. Un eco-museo è un museo incentrato sull’identità di un luogo, basato principalmente sulla partecipazione locale e finalizzato a migliorare il benessere e lo sviluppo delle comunità locali. Attualmente esistono circa 300 ecomusei operativi in tutto il mondo; circa 200 si trovano in Europa, principalmente in Francia, Italia, Spagna e Polonia.
Sviluppo Introdotto dal museologo francese Hugues de Varine nel 1971, il termine ecomuseo è stato spesso usato in modo improprio. La definizione di ecomuseo è ancora controversa nella museologia contemporanea. Molti museologi hanno cercato di definire le caratteristiche distintive degli ecomusei, elencandone le peculiarità. Seguendo un approccio complesso, nelle definizioni recenti gli ecomusei sono definiti in modo più appropriato in base a ciò che fanno piuttosto che a ciò che sono.
La definizione di ecomuseo nella museologia contemporanea
I musei contemporanei sono sempre più musei di idee piuttosto che musei di oggetti. In questo contesto, è più difficile stabilire definizioni rigorose. Inoltre, la relativa diffusione delle opinioni della Nouvelle Muséologie non fa che rendere la situazione più caotica, poiché molte delle caratteristiche ritenute peculiari degli ecomusei, come l’interpretazione in situ o il coinvolgimento della comunità locale, possono in realtà essere tipiche e efficacemente implementate da molti dei musei innovativi
che appartengono alle tipologie tematiche tradizionali.
Fin dall’inizio, una delle definizioni più significative paragona un ecomuseo a un museo classico: essenzialmente un processo culturale identificato con una comunità (popolazione) su un territorio, che utilizza il patrimonio comune come risorsa per lo sviluppo, in contrapposizione al museo più classico, un’istituzione caratterizzata da una collezione, in un edificio, per un pubblico di visitatori (H. de Varine, 1996).
Peter Davis (P. Davis, 1999, Eco-museums: a sense of place, Newcastle, Newcastle Univ. Press) afferma che la quantità di sovrapposizione potrebbe misurare il grado in cui un museo dimostra le caratteristiche essenziali di un ecomuseo in un modello a tre cerchi (comunità, museo e ambiente sociale, culturale e naturale) e nella sua capacità di cogliere il senso del luogo.
Kazuochi Hoara descrive efficacemente il contenuto dei cerchi (K. Hoara, 1998, The image of Eco-museum in Japan, Pacific Friends 25/12).
Maurizio Maggi definisce un ecomuseo come un tipo eccezionale di museo basato su un accordo in base al quale una comunità locale si prende cura di un luogo (M.Maggi, 2002, Ecomusei. Guida europea, Torino-Londra-Venezia, Umberto Allemandi & C.).
Dove:
– per accordo si intende un impegno a lungo termine, non necessariamente un obbligo di legge
– per comunità locale si intende la collaborazione tra un’autorità locale e la popolazione locale
– prendersi cura significa che sono necessari un impegno etico e una visione per lo sviluppo locale futuro
– luogo significa non solo una superficie, ma complessi strati di valori culturali, sociali e ambientali che definiscono un patrimonio locale unico.
Le prime tre questioni fanno parte della cosiddetta rete locale, mentre la quarta è piuttosto vicina a un ambiente. Questi due elementi svolgono un ruolo centrale negli attuali studi dell’Ire sul cosiddetto “Sistema locale basato sul luogo”.
Va inoltre menzionato il contributo della scuola cinese.
Su Donghai (Su Donghai, 2006, Communication and Exploration, SCM-IRES-PAT, Trento-Pechino) ha sintetizzato l’intenso lavoro svolto dai museologi cinesi e norvegesi (tra cui il compianto John Aage Gjestrum) nell’ultimo decennio del XX secolo nei Principi di Liuzhi.
1. Gli abitanti dei villaggi sono i veri proprietari della loro cultura. Pertanto, hanno il diritto di interpretarla e convalidarla autonomamente.
2. Il significato della cultura e i suoi valori possono essere definiti solo dalla percezione umana e dall’interpretazione basata sulla conoscenza. Pertanto, è necessario migliorare la competenza culturale.
3. La partecipazione pubblica è essenziale per gli ecomusei. La cultura è un bene comune e democratico e deve essere gestita democraticamente.
4. In caso di conflitto tra turismo e conservazione della cultura, deve essere data priorità a quest’ultima. Il patrimonio autentico non deve essere svenduto, ma deve essere incoraggiata la produzione di souvenir di qualità basati sull’artigianato tradizionale.
5. La pianificazione a lungo termine e olistica è di fondamentale importanza. È necessario evitare profitti economici a breve termine che distruggono la cultura nel lungo periodo.
6. La protezione del patrimonio culturale deve essere integrata in un approccio ambientale globale. Le tecniche e i materiali tradizionali sono essenziali a questo proposito.
7. I visitatori hanno l’obbligo morale di comportarsi in modo rispettoso. Pertanto, è necessario fornire loro un codice di condotta.
8. Non esiste un manuale per gli ecomusei. Saranno tutti diversi a seconda della cultura e della situazione specifica della società che rappresentano.
9. Lo sviluppo sociale è un prerequisito per la creazione di ecomusei nelle società viventi. Il benessere degli abitanti deve essere migliorato in modo da non compromettere i loro valori tradizionali.
Alcuni esempi:
Diversi tipi di ecomuseo
– Ekomuseum (Svezia)
– Kuća o batani – Casa della batana (Croazia)
– Ecomuseoterredelbrenta (Italia)
– ECOMUSEO (Italia)
– livingmuseum (Australia)
Sara
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