Turismo sostenibile esempi e considerazioni 2023. Conosci il turismo rigenerativo?
Hai mai sentito parlare di turismo non solo sostenibile ma rigenerativo?
Questo inizio di anno (2023) ho voluto ispirare e condividere preziose informazioni su quella che è probabilmente la versione più nuova e interessante dell’approccio sostenibile al turismo.
Io sono Sara e in questo sito, dove ti dò il benvenuto, trovi informazioni su turismo sostenibile, accessibilità e soluzioni agli sprechi. Per cui non aspettare oltre, continua a leggere.
Quello che ho scoperto è super interessante, anche se un po’ deludente. Chi sta sviluppando (se ne parla in teoria dal 2007) l’approccio di turismo rigenerativo lo fa perché crede che non ci sia più speranza per l’approccio di turismo sostenibile di essere portato avanti e di poter diventare non solo mainstream (in italiano flusso principale) ma anche la sua stessa migliore versione.
Ho letto diverse pubblicazioni e mi sono resa conto che ciò che io ritengo essere correttamente turismo sostenibile a cui puntare, a cui aspirare, sia dalla maggior parte dei mie colleghi ormai considerato l’approccio rigenerativo.
Personalmente ritengo invece che essere troppo rigidi nelle etichettature e nel cambio di nome/ definizione per valutare approcci e progetti possa risultare controproducente.
Permettere una maggiore flessibilità in merito ai risultati raggiunti da destinazioni e attività è consigliabile in quanto aumenta in questo modo anche la possibilità di riuscire nell’intento di ottenere un settore che un giorno non avrà più necessità di etichette per indicare il lavoro in progress verso il miglioramento (che sia questo nell’ambito della responsabilità sociale, ambientale o economica).
Naturalmente le cose non sono proprio così semplici..per questo motivo ho deciso di condividere le informazioni trovate. Chiaramente chi scrive si occupa di sostenibilità dal 2011, ha una visone abbastanza precisa della situazione data anche dal lavoro sul campo sia con le destinazioni che con gli operatori turistici e una visione personale che la influenza.
Cercherò di essere oggettiva nelle descrizione, inserendo miei commenti solo quando ritenuto opportuno e solo quando potrò confermare con esempi pratici la mia visione diversa.
A parte questo sono convinta che se l’obiettivo resta il miglioramento, possiamo chiamare l’approccio e diversificarlo in 50 modi diversi, almeno noi che ci occupiamo quotidianamente di queste tematiche e settimanalmente di progetti ad esso collegati.
Chi non è del settore potrebbe avere maggiore confusione e difficoltà, in particolare quando traduciamo i concetti in lingue diverse dall’originale e che hanno nel proprio contesto dei significati precisi per i termini che utilizziamo.
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In Italiano innanzitutto quando si parla di turismo rigenerativo, si intende comunemente dal punto di vista degli ospiti, dei visitatori un’esperienza che ti può rigenerare (riprendere dalla stanchezza mentale o fisica) e generalmente leghiamo questo tipo di esperienza al benessere fisico, seppur negli ultimi anni ci sia un’attenzione maggiore anche alla arte psicologica.
In generale, in Italia esiste pochissima attenzione, pochissima comunicazione dedicata alla destinazione, agli operatori soprattutto se vogliamo andare oltre ai concetti economici di profitto, mercato, modelli di business e revenue.
Quando leggiamo informazioni sul settore turismo troviamo i termini economici per gli operatori, termini statistici di arrivi, soggiorni e spesa per le destinazioni e termini dell’ambito sociale per il no profit.
Tutto il resto si riferisce quasi esclusivamente ai turisti: necessità, aspettative, prodotti, costi.
La visone comune è che si debba dare ai turisti ciò che i turisti vogliono, così sempre più turisti arriveranno (o spenderanno di più).
Solo piccole realtà e poche destinazioni hanno o desiderano integrare le necessità dei residenti negli elementi da tenere in considerazione per lo sviluppo turistico di un luogo.
Per questa ragione l’approccio sostenibile al turismo diventa veramente complesso da utilizzare. Quasi impossibile se non lavorando per gradi, approcciando gradualmente le necessità ritenute dalle parti più immediate e piano piano espandendole.
In un contesto simile, poter sperare di realizzare un approccio sostenibile al 100%, in pochi anni non è un’idea lungimirante. Se poi aggiungiamo la cultura locale di cambiamento lento e solo quando obbligatorio per la maggior parte delle attività e anche del settore pubblico, possiamo dire che i cambiamenti visti negli ultimi 10 anni sono in realtà interessanti.
Sicuramente il cambiamento più “semplice” da fare applicare è quello relativo alla riduzione dei costi, per tutti dagli operatori alle destinazioni. Il cambiamento è certamente iniziato da qui proprio in virtù di interessi congiunti tra settore pubblico e privato.
Un altro cambiamento ibrido socio economico è legato all’accessibilità perché se da un lato il senso di colpa sociale per aver escluso alcune categorie di persone a causa di barriere fisiche presenti ovunque ha finalmente prodotto leggi e regolamenti per arginare la discriminazione, il fatto che persone diversamente abili abbiano una buona potenzialità di spesa sta aiutando il settore privato a migliorare, anche più di quanto la legge richieda.
Il coinvolgimento e la considerazione delle necessità dei residenti non collegati con il settore è molto più difficile da giustificare e conseguentemente realizzare, tranne forse dare risposta ad alcuni problemi specifici che generano pesanti lamentele e proteste non solo in un comune ma in diversi luoghi come over tourism, l’inquinamento da plastica.
Ciò che si vede però è una costante crescita di interesse, condivisione di temi e problematiche che genera situazioni comuni in diverse città (italiane ed europee). Questa condivisione permette di segnalare necessità, soluzioni e generare interesse nei residenti che posso in questo modo influenzare il proprio settore pubblico a fare di più, a fare meglio.
Senza un inizio e un graduale, seppur lento, processo di miglioramento nessun approccio può avere successo, soprattutto in Europa, in destinazioni mature e consolidate che hanno decenni di anni di esperienza. Questo non significa che un altro approccio non possa funzionare qui, ma certamente significa che non tutti sono pronti a lasciare la via vecchia per la nuova. Ecco perché il covid e il 2020 sono stati così interessanti per l’approccio sostenibile e anche rigenerativo.
In Italiano innanzitutto quando si parla di turismo rigenerativo, si intende comunemente dal punto di vista degli ospiti, dei visitatori un’esperienza che ti può rigenerare (riprendere dalla stanchezza mentale o fisica) e generalmente leghiamo questo tipo di esperienza al benessere fisico, seppur negli ultimi anni ci sia un’attenzione maggiore anche alla arte psicologica.
In generale, in Italia esiste pochissima attenzione, pochissima comunicazione dedicata alla destinazione, agli operatori soprattutto se vogliamo andare oltre ai concetti economici di profitto, mercato, modelli di business e revenue.
Quando leggiamo informazioni sul settore turismo troviamo i termini economici per gli operatori, termini statistici di arrivi, soggiorni e spesa per le destinazioni e termini dell’ambito sociale per il no profit.
Tutto il resto si riferisce quasi esclusivamente ai turisti: necessità, aspettative, prodotti, costi.
La visone comune è che si debba dare ai turisti ciò che i turisti vogliono, così sempre più turisti arriveranno (o spenderanno di più).
Solo piccole realtà e poche destinazioni hanno o desiderano integrare le necessità dei residenti negli elementi da tenere in considerazione per lo sviluppo turistico di un luogo.
Per questa ragione l’approccio sostenibile al turismo diventa veramente complesso da utilizzare. Quasi impossibile se non lavorando per gradi, approcciando gradualmente le necessità ritenute dalle parti più immediate e piano piano espandendole.
In un contesto simile, poter sperare di realizzare un approccio sostenibile al 100%, in pochi anni non è un’idea lungimirante. Se poi aggiungiamo la cultura locale di cambiamento lento e solo quando obbligatorio per la maggior parte delle attività e anche del settore pubblico, possiamo dire che i cambiamenti visti negli ultimi 10 anni sono in realtà interessanti.
Sicuramente il cambiamento più “semplice” da fare applicare è quello relativo alla riduzione dei costi, per tutti dagli operatori alle destinazioni. Il cambiamento è certamente iniziato da qui proprio in virtù di interessi congiunti tra settore pubblico e privato.
Un altro cambiamento ibrido socio economico è legato all’accessibilità perché se da un lato il senso di colpa sociale per aver escluso alcune categorie di persone a causa di barriere fisiche presenti ovunque ha finalmente prodotto leggi e regolamenti per arginare la discriminazione, il fatto che persone diversamente abili abbiano una buona potenzialità di spesa sta aiutando il settore privato a migliorare, anche più di quanto la legge richieda.
Il coinvolgimento e la considerazione delle necessità dei residenti non collegati con il settore è molto più difficile da giustificare e conseguentemente realizzare, tranne forse dare risposta ad alcuni problemi specifici che generano pesanti lamentele e proteste non solo in un comune ma in diversi luoghi come over tourism, l’inquinamento da plastica.
Ciò che si vede però è una costante crescita di interesse, condivisione di temi e problematiche che genera situazioni comuni in diverse città (italiane ed europee). Questa condivisione permette di segnalare necessità, soluzioni e generare interesse nei residenti che posso in questo modo influenzare il proprio settore pubblico a fare di più, a fare meglio.
Senza un inizio e un graduale, seppur lento, processo di miglioramento nessun approccio può avere successo, soprattutto in Europa, in destinazioni mature e consolidate che hanno decenni di anni di esperienza. Questo non significa che un altro approccio non possa funzionare qui, ma certamente significa che non tutti sono pronti a lasciare la via vecchia per la nuova. Ecco perché il covid e il 2020 sono stati così interessanti per l’approccio sostenibile e anche rigenerativo.
Cosa intendiamo quando parliamo turismo rigenerativo?
Il turismo rigenerativo è un approccio olistico che ha origine nello sviluppo rigenerativo. Promuove la collaborazione e i partenariati tra tutti gli attori del turismo locale e incoraggia la diversità nei sistemi economici locali per evitare di dipendere in modo estremo dal turismo per la sopravvivenza di una popolazione. Queste popolazioni locali sono incluse nei processi decisionali in uno spazio inclusivo ed equo per portare valore alle comunità e responsabilità verso l’ambiente e la biodiversità del luogo (definizione presente qui https://www.hospitalitynet.org/opinion/4114141.html ).
Il turismo rigenerativo comprende che i visitatori e le destinazioni sono parte di un sistema vivente inserito nell’ambiente naturale e operano secondo le regole e i principi della natura.
La ragione principale di questa diversa e specifica visione è che il turismo sostenibile ha fallito in questo. Si vuole utilizzare questo “nuovo” concetto per dare più enfasi alla parte su cui la sostenibilità ha più difficoltà.
Il design rigenerativo si discosta dalla percezione della sostenibilità in tre modi fondamentali.
In primo luogo, sposta il quadro di riferimento dall’impatto minimo a quello positivo.
In secondo luogo, mette in discussione le relazioni uomo/ambiente basato sulla separazione cartesiana tra soggetto e oggetto.
In terzo luogo, cerca di ricollegare l’ambientalismo con una dimensione socio-politica, che è mancata in molti discorsi sulla sostenibilità.
Per comprendere cosa significhi fare turismo rigenerativo ho pensato di condividere due esempi, due ricerche presenti su academia.edu e scritte da alcuni dei più interessanti ricercatori sull’argomento.
Sviluppo dell’ecoturismo nelle isole dello stretto di Torres
Il team del progetto era composto da studenti di architettura dell’Università di Melbourne che hanno visitato l’isola di Moa con l’obiettivo di progettare una struttura ecoturistica.
Questo articolo introduce il concetto di turismo rigenerativo e riflette sul processo di sviluppo di un’architettura che diventi parte attiva del suo contesto.
Le Isole dello Stretto di Torres si trovano tra la punta di Capo York e la costa meridionale di Papua Nuova Guinea. L’isola Moa è è situata nello Stretto di Torres occidentale ed è una delle 14 isole riservate alle comunità insulari (Finch 1977, p.1).
In genere ogni isola ha una sola comunità; tuttavia Moa è unica nel suo genere, con entrambe le comunità di Kubin e St Pauls.
Nonostante la presenza di due comunità su Moa, è solo il popolo Mualgal di Kubin a essere considerato il proprietario tradizionale della terra.
Mualgal di Kubin sono considerati i proprietari tradizionali della terra, con i loro antenati che provengono da Muralug e che vivono in “sette diversi villaggi sparsi per l’isola” (Nawia 1991, p.1). Questa storia di origine è nettamente diversa da quella di St Pauls, che fu istituito come riserva dal governo del Queensland nel 1904 in seguito al rimpatrio forzato dei lavoratori delle isole del Pacifico.
L’istruzione è molto apprezzata sia nella comunità di Kubin che in quella di St Pauls, ma le strutture sono limitate. Le singole scuole primarie individuali insegnano ai bambini di Moa fino al settimo anno. Dal settimo al dodicesimo anno, gli adolescenti locali frequentano le scuole a Thursday Island (Capitale) o i collegi di Cairns e Townsville (Occasional Paper 17 2006, p.78-79). Il processo di allontanare gli adolescenti da Moa per motivi educativi è sostenuto e contrastato dalle vecchie generazioni.
Se da un lato l’istruzione è considerata “la via per migliorare le opportunità dei bambini”, dall’altro la distanza forzata tra i membri della famiglia e l’esposizione all’Occidente è vista come “causa di erosione della cultura tradizionale”(Occasional Paper 17 2006, p.75).
Anche le opportunità di lavoro a Moa sono limitate,il risultato è un problema identificato come “mobilità della popolazione” ed è fonte di grande preoccupazione per gli anziani della comunità, che sostengono che “i giovani uomini vanno a vivere nella terraferma meridionale e con il loro andare distruggono la capacità dell’isola di conservare le conoscenze ereditate dal passato” (Lawrie 1970, p. xxii).
Il primo punto di differenziazione tra la sostenibilità e il concetto di design rigenerativo è che le nostre azioni dovrebbero portare benefici netti al nostro ambiente ecologico e sociale. L’applicazione è più complicata, ma si basa su ciò che William Reed ha descritto come “costruire capacità piuttosto che cose”.
I benefici netti del resort ecoturistico si riferiscono a una serie di obiettivi a lungo e a breve termine stabiliti dal comitato di lavoro in risposta alle questioni locali riguardanti l’occupazione, l’istruzione, la mobilità della popolazione e la perdita di cultura.
il resort ha l’obiettivo di aumentare le opportunità di lavoro disponibili sull’isola e scoraggiare gli attuali modelli di emigrazione.
L’assenza di strutture didattiche adeguate impedirebbe la formazione necessaria a Moa In seguito a questa constatazione, il gruppo ha concordato che una parte del processo di progettazione avrebbe dovuto includere un centro culturale che sarebbe stato una struttura secondaria al resort ecoturistico.
Oltre ai benefici sociali ed educativi del resort, si prevede che la struttura aggiungerà valore attraverso l’emancipazione economica della popolazione locale. Il comitato di lavoro ha individuato opportunità di espansione in rifornimenti, intrattenimento, escursioni giornaliere alle isole vicine, pesca e artigianato locale.
La celebrazione della natura è un aspetto importante della vita nello Stretto di Torres.
Durante il periodo di consultazione, il comitato di lavoro ha identificato una serie di valori chiave che hanno contribuito alla progettazione del resort ecoturistico. Dodici principi di progettazione, nove dei quali rappresentavano la necessità che il resort ecoturistico lavorasse con l’ambiente naturale e lo valorizzasse.
Un massimo di cinque visitatori arrivano a Moa nel tardo pomeriggio per iniziare un viaggio di cinque giorni. Il gruppo di lavoro ha specificato il numero massimo di visitatori come parte della sua etica di cura, assicurando la qualità dell’esperienza del visitatore, limitando al tempo stesso l’impatto socio-culturale.
Connessione/Impronta ecologica: I visitatori sono accolti dalla guida locale all’aeroporto e sono invitati a ritirare i bagagli e a incontrarsi fuori dall’aeroporto per iniziare la passeggiata verso il resort. Per incoraggiare una maggiore responsabilità da parte di ciascun visitatore riguardo alla quantità di “cose” che porta a Moa, è previsto che il visitatore si rechi al resort a piedi, portando con sé le proprie borse. SI vogliono evitare così atteggiamenti inappropriati, in quanto turisti, spesso portiamo con noi più del necessario.
Viaggio/Diversità: Con gli zaini in spalla, i visitatori seguono la loro guida fuori dal recinto dell’aeroporto e attraversano la strada fino a un’apertura nella vegetazione e all’inizio di una passerella rialzata. La passerella rialzata che porta al resort è stata pensata per immergere il visitatore nell’ambiente naturale.
La presenza della tessitura tradizionale e della paglia su una struttura in legno riciclato su ceppi di cemento, indica che la costruzione è intesa come un’interpretazione contemporanea piuttosto che come un edificio tradizionale.
L’inclusione di grondaie e serbatoi per l’acqua piovana, di un sistema solare per l’acqua calda sulla capanna e di pannelli fotovoltaici esprime l’autosufficienza dell’edificio. Il rigido programma per i visitatori, progettato dal gruppo di lavoro, combina una varietà di attività per incoraggiare i visitatori a conoscere la cultura e l’ambiente locali.
Il design rigenerativo si occupa della complessa rete di relazioni che formano un insieme integrato.
Quando si considera come il processo di progettazione è stato inizialmente dominato da un singolo gruppo di persone, il comitato di lavoro ha aspirato a rappresentare esigenze e preoccupazioni della comunità, con ogni membro che perseguiva un’agenda sociale, economica, politica o ambientale.
Questo approccio ha avuto diverse conseguenze interessanti e inaspettate.
In primo luogo, prima dell’arrivo del gruppo di studenti, sembrava che i membri del comitato di lavoro non avessero stabilito chiaramente, come gruppo, le loro aspettative su ciò che una nuova struttura dovrebbe raggiungere.
In secondo luogo, sebbene i vari ordini del giorno fossero teoricamente rappresentati da un membro del comitato di lavoro, le questioni sono state affrontate a livelli diversi, in base alla forza delle singole personalità.
In terzo luogo, durante il periodo di consultazione è capitato spesso che i singoli membri del comitato non potessero integrare facilmente le loro percezioni per il resort con quelle di un’altra persona.
Le idee molto diverse che motivano Ben* e Penny* sono un esempio di come la progettazione rigenerativa si occupi della complessa rete di relazioni.
Ben si concentrava sulla generazione di reddito e le sue idee erano strettamente allineate con i benefici a breve termine associati al turismo di massa. Ha cercato di promuovere attività ed esperienze che potessero essere commercializzate per gli ospiti più paganti e alcuni dei suoi primi suggerimenti includevano “negozi di articoli turistici/antiquariato lungo la spiaggia… un gazebo, un campo da golf, campi da tennis, una sauna… e un ristorante che vendesse bistecche da 17 dollari”.
Oltre a essere inappropriate dal punto di vista del contesto, le sue idee non tenevano conto di come si sarebbe potuta progettare l’infrastruttura per realizzare l’esperienza o il suo possibile impatto ambientale.
Al contrario, Penny* ha percepito il resort ecoturistico come uno strumento che potrebbe essere utilizzato per affrontare i numerosi problemi sociali riguardanti l’occupazione, l’istruzione, la mobilità della popolazione e la perdita di cultura. Per lei, la struttura era un’opportunità per creare un centro di istruzione e formazione supportato da un’impresa turistica su piccola scala.
Tuttavia, le sue idee non hanno prestato attenzione ad affrontare le altre questioni correlate, come: i possibili effetti negativi del turismo sulla cultura, la gestione, la governance, il finanziamento, la gestione delle risorse umane.
Il design rigenerativo sta ancora evolvendo e maturando nelle sue idee e applicazioni. A differenza della sostenibilità, non si basa su un punto di arrivo idealizzato, ma riconosce piuttosto la necessità di un processo di sviluppo lungo percorsi diversi, divergenti e convergenti.
Il gruppo di studenti di Moa si è proposto di progettare un resort ecoturistico che affrontasse con attenzione gli aspetti “culturali”, sostenibilità, tecniche, socio-economiche e ambientali importanti per la popolazione di Moa e dello Stretto di Torres”.
Il lavoro di progettazione rigenerativa ha aiutato in questo compito, stabilendo obiettivi realistici. Il processo di progettazione può essere collegato a tutti e tre i principi.
Nel caso del primo principio, per essere veramente benefico per la comunità, il resort ecoturistico doveva aggiungere valore alla vita e alle prospettive dei giovani che vivono a Moa, coinvolgendoli attivamente.
In secondo luogo, per essere accettato dalla comunità, il resort ecoturistico doveva avere un legame con il luogo, che in questo caso significava riflettere l’importanza attribuita all’Ailan Kastom (cultura dell’isola).
Il processo di progettazione ha coinvolto la comunità in una narrazione che descrive l’articolazione del progetto attraverso l’ambiente.
Infine, l’aspetto socio-politico del processo di progettazione ha provocato dibattiti e ha permesso di mettere in discussione e negoziare le diverse dimensioni di differenza esistenti tra i vari stakeholder, arricchendo la proposta.
Stimolo alla parità di genere e turismo rigenerativo: il caso del villaggio Karenni Huay Pu Keng.
Questo caso esplora come una forma di turismo “oggettivante” possa essere trasformata in turismo rigenerativo, concentrandosi sul caso del villaggio Karenni Huay Pu Keng.
Si tratta dell’unico villaggio Karenni che si è convertito al turismo comunitario (Comunity Based Tourism).
La relazione descrive i risultati di come è stato trasformato da “villaggio spettacolo” in una destinazione turistica basata sulla costruzione di capacità di donne e uomini e sulla creazione di nuove relazioni.
Prima del turismo comunitario (CBT), le donne Kayan, un sottogruppo dei Karenni, venivano oggettivate nel settore turistico a causa dei loro caratteristici anelli al collo color oro.
Dopo aver avviato un processo di turismo comunitario è stata organizzata una formazione con i membri della comunità interessati, in particolare le donne, e si è sviluppata la loro capacità di investire in attività turistiche sostenibili, fornendo un reddito aggiuntivo.
Attualmente, le conseguenze positive di questa transizione verso la parità di genere a Huay Pu Keng sono visibili.
Sia i maschi che le femmine sono riconosciuti come aventi diritto a una quota paritaria non solo nei benefici finanziari, ma anche nella fornitura e nella gestione delle esperienze turistiche stesse. Entrambi sono inclusi negli sviluppi turistici che hanno portato a pari opportunità di lavoro nel settore turistico e di sviluppo delle capacità di leadership.
Per esempio, hanno imparato ad accogliere i turisti, a condurre workshop basati sulle loro competenze e a supportare altri servizi come la gestione degli alloggi. Questo ha migliorato la capacità di uomini e donne di essere coinvolti in attività gestionali e operative.
Diversi abitanti del villaggio hanno condiviso che sia gli uomini che le donne si sentono responsabilizzati nel comunicare le loro abilità e le loro storie ai turisti, il che ha portato a fattori motivazionali intrinseci e a emozioni positive come orgoglio e felicità.
Le donne Karenni non sono più guardate come oggetti, ma condividono la loro vita e le loro esperienze con i turisti.
Per evitare gli stereotipi culturali e comprendere la vita delle donne nei diversi gruppi etnici, la narrazione delle storie dei Kayan, dei Kayaw, dei Pakayor, dei Karen rossi e degli Shan della Thailandia è condivisa presso il centro culturale e turistico del villaggio.
Il turismo è riconosciuto come un valore per la comunità, perché porta benefici finanziari alle famiglie. In questo caso di comunità indigena, il turismo comunitario ha dato potere alle donne, un tempo oppresse, e ha portato a una maggiore leadership personale delle donne.
Per garantire un turismo inclusivo e rigenerativo è fondamentale un equilibrio di genere nella distribuzione dei compiti, istruzione, reddito e leadership (Andrews et al., 2021).
Questo aspetto è incluso nel processo di turismo comunitario e può quindi essere considerato uno strumento partecipativo per lo sviluppo e la rigenerazione a lungo termine della società. Il turismo comunitario può essere utilizzato come modello per sviluppare l’uguaglianza di genere in una destinazione turistica come Huay Pu Keng (Nitsch e Louwman-Vogels, 2020).
Il turismo comunitario è considerato un processo verso il viaggio rigenerativo, poiché comprende esperienze affidabili e autentiche che hanno un impatto positivo sia sull’ambiente che sulla comunità locale (Walia, 2021). Allo stesso tempo, crea un legame autentico tra i turisti e la gente del posto, stimolando lo sviluppo della comunità, il benessere e l’uguaglianza sociale (Craig, 2007) (cfr. figura 1).
L’uguaglianza di genere è un indicatore sociale significativo per lo sviluppo del turismo inclusivo. Il turismo comunitario, quindi, apre la strada al turismo rigenerativo. Il turismo comunitario dà alle donne e agli uomini una scelta e una voce.
Sara
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